giovedì 8 dicembre 2022

 PREFAZIONE.


Non sono uno scrittore. Quindi non cercate il pelo nell'uovo. Il tecnicismo. La struttura noiosa e obbligata della narrazione. Gli errori di sintassi, o di ortografia, o di grammatica che potrete riscontrare nei racconti sono solo errori di battitura. Conosco i congiuntivi...li frequento..anche i condizionali, nel caso.. Ma amo ancora di più, essere comprensibile. Comprensibile a tutti. Diretto, schietto..pane e salame insomma. Amo che chi mi legge si senta a suo agio. Che veda un film nella sua testa...Scrivo, racconto, comunico come parlo normalmente. Sono solamente uno che avendo vissuto intensamente in modo emotivo, anche momenti semplici della sua vita, li ha fissati nella memoria e per cautelarsi ha cercato di fermare il tempo scrivendoli. Questo ''libro'' (che parolona...) e' composto da una Prefazione, (questa) seguita da un primo racconto di 52, che fa da apripista e introduce ai luoghi e a una collocazione temporale, spiegando il contesto in cui si svolgono i successivi 52 racconti, che contengono i miei ricordi. Seguono tre omaggi. Sulla scomparsa di tre persone importantissime per la mia vita. Persone che se ne sono andate troppo presto e che avrebbero potuto insegnarmi ancora tanto. Purtroppo un blog non permette un ordine di pubblicazione logico, ma solo cronologico. Per cui finchè ho potuto ho plasmato una successione razionale dei ricordi. Ora tutto ciò che e' aggiunto e' in puro ordine di scrittura...Mi spiace, ma dovrete cercare nel sommario gli argomenti che vi interessano di più. In coda, per concludere è pubblicato un racconto in 10 puntate, ''Su al Campo'', che scrissi nel 2015 e che sul Web ha avuto una discreta accoglienza da coloro che lo hanno letto, pur non appartenendo al paese e non conoscendo Cunardo. (Pensate che ce' anche chi e' venuto apposta da regioni vicine per vedere il luoghi di cui narravo e il campetto sopra la chiesa... Wow...) Tratta dello strano rapporto tra me e il Campetto della chiesa e che con affetto ho dedicato al Gino Marchioretto. ''Su al campo'' non e' solo un racconto sul calcio, ma anche uno spaccato di una Cunardo di anni addietro, vista con gli occhi di un ragazzino innamorato di una palla. Io appartengo ad una generazione Cunardese transitiva, che fa da ponte tra gli ultimi anni di vita rustica e spontanea di una comunita' di paese e l'avvento di anni piu' moderni, dettati dal progresso, dalla globalizzazione, dai socials e la tecnologia esasperata a scapito di una più rustica socializzazione... Cio' di cui racconto sono i ricordi della mia eta' piu' pura, senza contaminazioni. La visione di un ragazzino che vede il proprio paese a poco a poco, nell'arco di un trentennio a cavallo degli anni 60 fino ai 2000, allontanarsi dalle tradizioni e entrare sempre più, in un contesto forzato e gestito da tempi senza anima. E' una narrazione spontanea, nata soprattutto per me, analizzando quello che ormai mi manca e quello che sono obbligato ad accettare e che col tempo prendera' il sopravvento in modo totale. Sono ricordi piu' che narrazioni. Scritte come se le raccontassi in compagnia, di fronte a più birre. Come tali, sono frutto della memoria e percio' sono soggetti ad una possibile rivisitazione aprossimativa o scorretta, ma assolutamente fatti in buona fede. Grazie dell'attenzione. Buona lettura.

INTRODUZIONE AI LUOGHI DEI RACCONTI E COLLOCAZIONE NEL TEMPO.

Sono nato una mattina di Aprile del 1963 e contravvenendo alla regola che ad Aprile e' bello dormire, ho deciso di svegliarmi, respirando da subito l'aria del mio paese. Sono nato tra queste mura da cui sto scrivendo, sono uno dei tanti conigli estratti dal cilindro della mitica Tilde, la levatrice che sforno' negli anni, bambini Cunardesi come tante calde e golose brioches. Qualcuno scoppio' mortaretti alla mia nascita, qualcuno storse il naso, ma non  si puo' essere una lieta novella per tutti. Mi hanno dato nome Graziano, meglio di quello che mi sarebbe toccato, se qualche illuminato non si fosse opposto. Erano i tempi di Gimondi e qualcuno sbotto'..."Si bravo..cosi' se cade in un tombino? Chi lo tira fuori se grida e dice.. ''Son Felice nel tombino..." Diciamo che la scelta alternativa non mi ha mai sconfinferato, quindi Gra, e' il nome con cui poi mi ha sempre chiamato chi mi ha in confidenza, per cui Gra basta e va

LA SAGA DEL BAR TRE VALLI: 16 LUGLIO 2022 - FINE DI UN EPOCA CUNARDESE.


Questo racconto e' stato scritto in funzione della cessione della proprietà del Bar tre Valli nel Luglio del 2022. Un racconto precedente che raccontava ciò che ha rappresentato per Cunardo per 70 anni circa era già stato narrato nel capitolo dedicato alla Cunardo dei Bar - (Parte due.) Cercatelo. 

Fu intorno al primo decennio del 2000, o forse suppergiù che il ''Gianni del Bar'' mi disse in un attimo di quiete dalla clientela: ''Sai Graziano, credo che tu sia il cliente che nella storia del Bar Tre Valli ci ha passato più tempo''. Possibile. Credo che potesse avere ragione. Quando a Cunardo non c'era nulla che stimolasse un aggregazione sociale, i bar erano gli unici posti di ritrovo. Erano dei luoghi famigliari, delle vere palestre di vita, quasi degli oratori per adulti, fonti di continue esperienze e di confronti.

venerdì 27 agosto 2021

ANGELO MORISI - IL CUNARDESE NUMERO UNO.

Era il 1982...L'Italia dopo 44 anni tornava ad essere Campione del Mondo di Calcio. 1934 e 38 gli ultimi allori iridati in campo calcistico..Non erano piu' gli anni in cui il fascismo aveva un peso..anche a livello sportivo..Fu una vittoria inaspettata..Ma goduta proprio per quello...Proprio proprio goduta...Fu un'orgasmo sportivo...e per molti il primo vero orgasmo sessuale con una partner che per pena o per calcolo non finge di compiacerti.. Fu irripetibile per chi lo visse..Mi spiace per quelli che godono e vissero solo in prima persona del farlocco mondiale del 2006...Io nel 1982 avevo 19 anni compiuti...Beppe Bergomi si laureo' Campione del Mondo a 18 anni perche' li compie a dicembre...18 anni e titolare nella finale contro la Germania...Cazzarola...Campione del mondo. Pensate, senza

CUNARDO..TERRA DI PARRUCCHIERI....DI SANTI E DI EROI...

I Santi e gli Eroi ditemeli  Voi...Io vi dico dei Parrucchieri...Lontani i tempi della Lauretta...della Mara..della Miriam e della Fedrigo..della Cappellini ecci' ecci'....Due anni fa, in quel di Grantola, quando mi presentai rasato al lavoro come ormai consuetudine da anni, prima che la mia meta' mi dicesse che con i capelli sono piu' dolce e piu' giovine..(vanitas docet)..davanti alla macchinina del caffe', raccontai che Cunardo ha sempre avuto una bella scelta di coiffeurs..(7 in quel periodo...) Un mio collega mi dice..7 parrucchieri in un paese di manco 3000 anime?...Noi ne abbiamo uno..e Molti vanno a Mesenzana..''Ok..'' dissi Io ''Ma voi a Grantola avete il Cinema..Noi no. Datemi il Cinema e Noi vi diamo 3 anche 4 parrucchieri...''...Scherzo naturalmente. Gia' da piccolo, quando ancora l'unisex non era contemplato, Cunardo pullulava di parrucchieri...Almeno 5 li ricordo..Il Nan su tutti...era un

L'INAUGURAZIONE DEL VILLAGGIO AVIS E I PACIAARIA.

Era un appuntamento significativo, che dava il via alla stagione estiva e all'arrivo dei villeggianti. Come chirichetto e come figlio del Bepi, portabandiera e segretario dei Combattenti e Reduci di Cunardo, (passava il tempo piu' a funerali con la bandiera, che a casa...) ne ho viste varie. Di solito alla domenica di inaugurazione, la messa si teneva nel bellissimo complesso turistico che accoglieva i soci della sezione donatori del sangue. Quasi sempre era officiata da un prevosto dell'associazione. Rappresentanti di tutti gli enti e corpi militari della zona, presenziavano con stendardi, gonfaloni e bandiere. Sulla provinciale, passato il benzinaio, passata la vecchia centrale del gas, ( Chi se la ricordava piu' quella.) dove ora sta il Tigros, passata la recinzione verde in legno, si svoltava a destra in

I RICORDI E I MOMENTI SPENSIERATI, TRASCORSI IN ''TENDA''...

Non e' la tenda da campeggio..Quella per tutta la famiglia. Quelle che facevano concorrenza alle roulotte degli anni 70  per chi sceglieva un'autonomia famigliare anche in vacanza...Si..non quelle tende che simboleggiarono per molte famiglie le prime vacanze estive ''obbligate'' degli Italiani..Ma neppure la  tenda due posti ''Canadese'', dei primi slanci alla scoperta del mondo, di chi seguiva la corrente Hippie alla ricerca di se stesso, di filosofie esotiche o di liberta' posticcie e condite da psichedeliche visioni. La ''Tenda'' a Cunardo e' quella zona, frazione del Punt Niv, che costeggia il Margorabbia e si raggiunge deviando il passo a sinistra, prima di entrare nel territorio dello Sci Club, lasciandosi la '' Baita'' in alto, alla propria destra. Passato il territorio degli Scapinello, e raggiunto il traliccio dell'Enel,

QUANDO A CUNARDO SI GIOCAVA IN STRADA...

 

Lo spunto me lo ha dato il Nussbaumer..Le sue foto della Piazza IV Novembre...Anni prima denominata Piazza Vittorio Veneto...Le foto di quel monumento, ormai dissacrato quotidianamente e ricordato in maniera ipocrita, per due scadenze imposte e celebrate ogni anno. Quel monumento che fino a una ventina di anni fa era riverito con immedesimazione dai nostri vecchi..Da coloro che la guerra la hanno vissuta e ancora versavano lacrime alle rimembranze solenni, al pensiero di una giovinezza sprecata, tanti anni prima, lontani da casa..Un sacrificio che non e' stato interpretato con il dovuto spessore, ne tramandato da generazione a generazione sin dai figli. Quel monumento sito nella zona che una volta era il cuore del paese. Quella zona che pullulava di vita. Quella zona abitata e vociante. Ricca di botteghe e di luci brillanti nei mesi autunnali e invernali..Quella zona dove il San

IL VILLAGGIO MILANO...LA CUNARDO DEI VIP...o..''LA CUNARDO DA BERE, ANNI 60''...

 Questo post non ha foto. Per cui...O lo leggete o lasciate perdere..Questo non e' un racconto di ricordi che finira' nel mio libro Blog..O forse, magari anche Si.  Dipendera' dagli interventi...Questo post e' la richiesta, agli ultimi veri Cunardesi, quelli piu' attempati di me, quelli con buona memoria, di raccontare ''davvero'', in modo definitivo ed esaustivo..quella che e' realta' e quella che e' leggenda sul quartiere che e' chiamato il ''Villaggio Milano''...o ''Quartiere Milano''...In pratica, la prima zona residenziale di Cunardo...Quella in cui erano concentrati i Vip, o i paciaaria famosi. O quei cui dane'. Quelli che scelsero Cunardo come seconda residenza, in coincidenza col boom economico e anche se di transito, alimentarono leggende per la loro presenza...Ricordo che da ''piccolo'', battendo la strada che

venerdì 27 novembre 2020

LA BREVE ''VITA'' DEL CAMPO DI VIA ROSSINI.


 Ho giocato a pallone in strada per anni e anni...Da che un pallone  catturo' la mia attenzione...Appartengo con orgoglio alla generazione  dei giochi in strada...Ho giocato per le vie e i cortili, quando  fortunatamente non passavano quasi mai macchine, in un centro del paese a  doppia circolazione......Ho giocato sotto la scritta di Mussolini di  Via Marconi, con un Super tele,  dalle 13 alle 19 e dalle 20 alle 22   come mi sembrasse il San Siro, fino a che potei cominciare a far parte  di una squadra vera....e anche dopo......Ho giocato sui balconi, per  cortili e corti, per prati e spazi improvvisati  e su terreni con ogni  sorta di pendenze e di fondo...Ho camminato per km, andata e ritorno, per  incontrare squadre dei paesi limitrofi....Bedero, Ganna, Cadegliano,  Grantola...senza doccia e senza Gatorade...Parlo per me e tutti quelli  della mia generazione Cunardese...Con palloni di gomma dura, di cuoio stile Inglese..o di cuoio di figli di sciuri, che lo portavano via  quando non li facevi giocare....Oppure con pseudo palloni di pezza, Super Tele, sassi, lattine, pezzi di legno...Tutto

QUANDO C'ERA IL MESSO COMUNALE....E IL MARINO.

(Scritto il 10 ottobre 2020 durante la Pandemia di COVID 19) 

Ho sempre pensato che l'eta' anagrafica, le esperienze di vita e lavorative, le vicissitudini e anche la provenienza...nel tal caso, fossero un importante accumulo di punti per essere rispettati in eventuali confronti. Un dossier ben aggiornato, per essere trattati con educazione e se non altro con gentilezza. Lo so..Lo so..Io non dimostro l'eta' che ho..La gente si puo' ingannare. Sono bello, biondo, con gli occhi azzurri, palestrato e con una tartaruga addominale, con richiami tribali Maori..Potrei darvi l'idea che non arrivo ai 40..Non ho le sopraciglia tatuate pero'...Ne' mi tingo i capelli...Quello tradirebbe la mia eta' vera...Siete voi Farisei che non avete colto i particolari..Non e' colpa mia. In verita' sono pur sempre vicino alla sessantina... Ho 35 anni di lavoro alle spalle...qualcuno in nero...Quelli che pesano di piu'...Ho esperienze di vita e di morte, che ormai mi hanno reso cinico, distaccato e freddo quando le cose capitano ad altri.. Ma la mia carta di Identita' dice che sono NATO a Cunardo...E quindi..Di questo

QUANDO I BOSCHI ERANO GIOCATTOLI....

(Scritto il 12 novembre 2020 durante la Pandemia....)

Che periodo strano..Mi sembra cosi' lontano il tempo che ci si abbracciava e che si stava a contatto senza timori e senza dover mettere in conto il rispetto delle regole e dei decreti...Eppure son passati solo 8 mesi...'Na sputazza, nell'economia temporale dei miei 57 anni...Sono fortunato pero'..Non vivo in una metropoli..Non sono stipato in un appartamento di un condominio e non devo per forza frequentare un parco pubblico per poter cambiare l'aria, per poter cercare un attimo di raccoglimento e per poter godere dei silenzi e del contatto con la natura. A Cunardo i boschi non mancano e per uno come me, che sin da bimbo, ha cominciato a batterli in lungo e in largo, quando ancora non esistevano i cartelli intimidatori...PROPRIETA' PRIVATA ( Almeno li tenessero puliti.....Almeno..) o i fili spinati e le recinzioni delimitanti, sono un luogo di relax in questo momento cosi' incerto. Se devo fare due passi e

giovedì 30 gennaio 2020

QUANDO C'ERA LA CERAMICA CORONETTI - '' La FIAT di Cunardo''

(Segue come completamento sull'argomento, per gentile concessione di Stefano e Marika Vigezzi.. STORIA DELLO STUDIO D'ARTE. Scritto da Dino Vigezzi nel 2011.)


Questo ricordo e' basato sulle mie esperienze di ragazzino che non ha mai lavorato per l'azienda Coronetti. La narrazione e' un insieme di immagini della mia mente che si rifa' a quasi 50 anni addietro. Cio' che racconto e' cio' che ha rappresentato per me la Coronetti da profano..Gli episodi, le precisazioni e le realta' interne alla ditta sono frutto di aiutini di coloro che la hanno vissuta in prima persona...e che ringrazio sentitamente...
Questa volta...Diversamente dagli altri racconti...Ogni commento aggiunto alla fine, proveniente da testimonianze dirette di chi alla ''Coronetti'' vi abbia lavorato, o abbia vissuto direttamente l'argomento, sara' incluso con la dovuta citazione per chi lo ha riportato, anche nel mio libro/blog ''Nato nel Cantun Merda'' affinche' la lettura del post abbia una maggior completezza e veridicita', poiche' l'argomento

martedì 9 luglio 2019

CUNARDO E ''LA TRE VALLI VARESINE.''


A proposito di ciclismo e della pedalata dei pellegrini Cunardesi immortalati in TV, con tanto di dedica del Francesco...Cunardo non e' nuova a imprese del genere, alimentate da una grande passione, una forte amicizia e un credo comune, che vuole essere celebrato con ore di resistenza e spirito di condivisione. Tutte le varie spedizioni, hanno sempre contribuito a rendere il paese orgoglioso di tali eroici concittadini, al punto di sentirsi a volte, personalmente partecipi, anche solo per la casualita' di abitare nello stesso Comune. Il Ciclismo e Cunardo sono sempre state due cose facili da accomunare. Le varie Sei giorni ciclistiche tra Cunardesi degli anni 60/80. Il ''Circuito degli assi'', con ospiti rinomati tra cui Francesco Moser, fresco Campione del Mondo del 1977...Le gare tra rioni del Palio di Cunardo primi anni 80, che coinvolgevano tutto il paese nel sostenere i propri rappresentanti. Sono solo un

giovedì 20 giugno 2019

LA CUNARDO DEI TIK E TAK...


Erano gli anni in cui c'era una suddivisione di ruolo ben definito nelle famiglie. Mica tanto lontano neh..Era un misto di patriarcato consensuale...Il marito portava a casa ''la busta''..Spesso al laurava dima' lu'...Ma a Noi, ugualmente, Il Bepi ci mantenne in 5...Finite le competenze lavorative, il maschio Alfa entrava in stand by, vagando, nel tempo libero, tra un'osteria e l'altra, tra un gioco bocce e l'altro e tra una sede degli Alpini....e basta. Veniva riesumato per le decisioni sulle cose di primaria priorita'...La moglie generalmente era la regina della casa. Cresceva i figli, intratteneva i rapporti sociali e scolastici, i contatti con le maestranze del paese...e si proccupava di gestire le entrate nell'arco del

domenica 2 giugno 2019

''LA PESCA DELLE TROTE'' - IL CAPPUCCETTO ROSSO


Da bambino non ho mai avuto grandi possibilita'...La mia famiglia non aveva la macchina, ne il telefono..''Il superfluo'', come lo definiva il Bepi...non era contemplato. Tutte le grandi occasioni erano celebrate in casa. Natali, Pasque, Comunioni, Cresime... L'unica variante era rappresentata dalla presenza delle mie cugine e degli zii di Luino, che rendevano eccezionale l'avvenimento e quindi lo facevano inconsueto rispetto alla routine quotidiana. Il menu', anche in quelle occasioni, a parte un antipasto, due ravioli in brodo e una gallina meta' lessa e meta' arrosto, era quello di tutti i giorni. Non avevo mai pranzato al ristorante. La prima volta che andai a mangiare ''fuori'', mi sembro' una cosa da ricchi. Il Bepi disse...Stasera 'ndemm a mangia' alle ''Trote''... Urka..o meglio ''La pesca delle trote'' alias...Il Capuccetto Rosso. Mio papa' era molto amico del Rino Gaiga. ''La pesca delle trote'' era

domenica 29 aprile 2018

LA FARMACIA DEL ''GIGETTO''


Nascere, crescere e vivere nel Cantun Merda era come soggiornare in una dependance del paese, dove avevi tutto..proprio tutto per la sopravvivenza...o quasi...Il Cantone si era creato una certa autonomia. ''Ciavevi'' la frutta e verdura del Mimmo e la Bruna, ''ciavevi'' l'alimentari, panetteria, focacceria, pizzetteria, del Giancarlo Bonora..Gia'il Giancarlo.... L'ultimo avamposto degli scolari che si avventuravano oltre la Piazza e combattevano la sindrome da abbandono per cinque ore, con una merenda ben oleata e salata di grosso, durante le ricreazioni scolastiche... ''Ciavevi'' la bottega di barbiere del Giacomino, il calzolaio del Rino e Tino ''bagatt'', la lavanderia della Isa e della Ivana, le Poste, la cartoleria della Bice, la macelleria del Figini...Se ti inoltravi gia' nei meandri del paese...oltre i

L'ALIMENTARI DEL BONORA. ''L'ULTIMO AVAMPOSTO.''


Era la Cunardo delle botteghe..La Cunardo che quando uscivi a fare spesa socializzavi..Ti raccontavi...Un formicaio impazzito che ogni mattina disegnava in centro paese arabeschi colorati di voci, di colori...Non era la Cunardo dei centriacquisti, che dove vai, compri tutto e te ne vai...Si usciva per incontrare, per ''spettegolare'' per evadere...Per sentirsi parte di un contesto paesano piu' intimo e confidenziale..I mariti al lavoro..Le mogli a casa a badare al focolare e ai figli...Dio. Molto primitivo come concetto..Ma era cosi'. Nel Cantun Merda ci si gestiva e l'acquisto dei generi di prima necessita' si distribuiva equamente per non fare torti e per essere considerati clienti ovunque nel paese... La filosofia della Clara era...''Bisogna accontentare tutti...''. Io, come tanti, avevo galline, papere e conigli, che regolarmente, quando scarseggiavano, il Consorzio dell'Enrico Spozio, a scadenze regolari riforniva. E si ripartiva da zero...L'arrivo dei pulcini era una gioia immensa.., ma dopo due giorni erano gia'

venerdì 27 aprile 2018

LE FONTANELLE E IL LAVATOIO.


Le conoscevamo tutte, le fontanelle di Cunardo. Ci mancherebbe, eravamo eternamente accaldati, sudati, sempre in movimento. Mica entravamo in Tigros e compravamo una Red Bull o un Fitgar. Tze'. Sapevamo come centellinare gli sforzi, sapevamo dove era il posto di "ristoro" piu' vicino. Io figlio del Cantun Merda ho sempre avuto la mia preferita. Ora non c'e' piu'. Ai piedi della via Monte Grappa. Di fronte al negozio del Bonora. Bellissima, con il lavabo in pietra a forma di guscio di noce. Era il via per una giornata di avventure. Rifornimento per riempire i flaconi di "Spirito" vuoti e giocare a bagnarci. Per riempirci le guance e sputare addosso agli altri la nostra mancanza di pensieri. Meglio di tutti le conosceva la "Cochisse". Abitava nella corte della Maria Bustocca. Nello stesso "condominio" del

LA MOSTRA DELL'ARTIGIANATO.


Era una manifestazione per promuovere le varie attivita' artigianali che si svolgevano a Cunardo, che si teneva d'estate presso le scuole medie. Per noi che eravamo abituati a frequentare le scuole per tutto l'anno, era un senso di privilegio poter circolare impuniti per le classi durante la manifestazione. Dopo l'inaugurazione, giravamo di classe in classe, pensando a come durante l'anno, eravamo obbligati peer la maggior parte del tempo in un banco e potevamo vagabondare per le aule solo per la ricreazione, alla ricerca di compagni di gioco piu' o meno rimandati. Perche' una volta si bocciava, si bocciava eccome. Le classi erano un miscuglio di alunni di un triennio di eta'.Tranquilo che se tu eri in terza, c'erano almeno una decina di persone che avrebbero dovuto essere fuori gia' da almeno un anno. La Mostra

ARRIVANO LE GIOSTRE.


ARRIVANO LE GIOSTRE.
Erano gli anni che, lo spiazzo erboso in via Luinese, oltre la provinciale, di fronte al Bar tre valli, dove ora e' stata costruita la banca, ospitava il circo, oppure le giostre o il calcinculo, come si diceva piu' alla buona. Lo spettacolo del Circo di solito riempiva l'arco di due o tre spettacoli, poi riprendeva il suo tragitto, ma le giostre stazionavano sovente anche per 15 giorni. Era un appuntamento che per noi in eta' scolastica adolescenziale, preannunciava l'estate. Nessuna rotonda, in quel di Piazzale Milano in quegli anni.. Solo una strada provinciale dritta. Da Luino a Varese, da Varese a Luino. Le giostre, erano composte da una pista per autoscontro, un trenino per i piu' piccoli, un paio di "tirapugni a gettone", per quelli che si bullavano di avere i muscoli e le Marlboro nel risvolto della maglietta di Yuppi Du o di

LA PALESTRA E IL VITTORIO.


Un cubo. Un cubo con ampie pareti di vetro, separato dal resto del complesso scolastico era la vecchia palestra. Non aveva spogliatoi ne docce ne altro. Ampi finestroni che davano sul cortile delle elementari e raccoglievano luce da ogni lato. Mo' capisco perche' ci facevano fare ginnastica tra i banchi, nelle elementari. Un due tre, un due tre. Un caseggiato quadrato, con un pavimento lastricato, sconnesso, grigio. Una fune, tre pertiche, una parallela e qualche tappetino strappato alla pensione, per mancanza di fondi. Era al rantolo finale. Pochi mesi ancora di vita. Poi un giorno arrivo' lei. La palestra nuova. Figaaataaa. Squadrata per bene, con il pavimento in linoleum e le righe gialle del campo per pallavolo che risaltavano sullo sfondo terra di Siena. Un po' colorata almeno, non smunta smunta come la

giovedì 26 aprile 2018

IL FALO' DEL ''VECCHIO'' A SAN SILVESTRO.


Poteva essere "non dopo" il 1971. Ero piccolo, non ne ricordo altri durante la mia fase adolescenziale.
I programmi televisivi terminavano alle 22.30. Ma tanto la Tele io ancora non la avevo. I Bar chiudevano alla stessa ora e i motivi di protrarre l'orario fino a tardi si riducevano a poche feste occasionali o private e soprattutto al festeggiamento dell'arrivo del nuovo anno. Li' allora si poteva pensare di vivere gli eventi fino dopo la mezzanotte. Oggi si festeggia qualsiasi cosa, ogni assurda ricorrenza, ogni scorreggia e' motivo di tirar mattina. La notte di Capodanno era l'unico vero appuntamento che coinvolgeva tutta la comunita' Cunardese per una notte e riavvicinava e saldava quei valori di appartenenza e comunita' che ormai non si riscontrano piu'. Nonostante riconosco, con plauso, che attualmente si tenti, con fior di acrobazie, di creare manifestazioni e motivi di incontro per saldare

IL CICLISTA.


Preciso che non e' un ricordo autocelebrativo. Se ancora oggi la generazione di Cunardesi che mi ha visto crescere mi identifica come " 'l fio' du Bepi.." o " 'l fio' del ciclista " , probabilmente ha lasciato un ricordo. Comunque, anche se non fosse stato mio padre e io avessi avuto una bici, anche io la avrei portata ad aggiustare da lui. Io la bici non la ho mai avuta, usavo la sua, se avevo voglia, una 26 degli anni quaranta, da corsa, col telaio rosso metallizzato scolorito e con il manubrio a corna d'ariete, che gli aveva regalato Luigi Ganna, negli anni della sua gioventu'. Non esisteva un negozio di bici a Cunardo e il fatto che anche dai paesi limitrofi venissero a farsi sistemare i mezzi, vuol dire che non c'era neppure nel circondario. Molti hanno sempre creduto che fosse il suo lavoro primario, soprattutto i Milanesi che

IL GROTTO DEL TINO E DELLA ROSETTA.


Il Grotto era un mondo. Era Cunardo d'estate. Era l'antipodo del Bar Tre Valli, con cui stabiliva i limiti della zona abitata ai due estremi del paese. Non l'Osteria del Bacco ne l'attuale Fanfagrotto. Ormai chissa' in quanto pochi ne hanno ricordo. Sembra ieri per noi Cunardesi. Ma invece e' molto lontano nel tempo. Il Grotto Ghiacciaia. Il Tino e la Rosetta lo gestivano. Fratello e sorella. La Rosa che se le chiedevi di farti un panino te lo faceva con le mani ancora sporche di crusca e di pastone, perche' aveva appena dato da mangiare alle galline e il salame era rancido..ma la pancetta pero' era una delizia. Ma nessuno ci faceva caso perche' le galline e le bestie le si aveva un po' tutti e tutti si era gente semplice a alla buona. La Rosetta che il giorno dopo se mancavano 10 lire te le chiedeva. E al Grotto ci bevevi o la

IL DENTISTA ROSSI.


Le alternative non erano poche. O il dott. Gueli, o il dott. Giroldi o il Luigi Rossi. Cunardo non ha mai lesinato in dentisti.  Come in parrucchieri. Diciamocelo.
Stando a giudicare dalla fila che si assemblava sempre fuori dal cancello della sua viletta. (Perche' lui non andava per appuntamento..) era sicuramente il piu' economico. In tempi di oculatezza economica si badava molto anche a quello. Sembra che non potesse esercitare, perche' era meccanico e non odontotecnico, ma la cosa non sconfinferava se poi potevi risparmiare la meta'. Dita grosse come wurstell, che quando ti dovevano schiacciare una capsula in posizione, ti ingombravano tutta la bocca. L'immancabile "Cica !". Indicandoti il bicchiere di vetro spesso, colmo d'acqua, dopo una trapanazione, per darti quella pausa prima del supplizio successivo. Le sue sedute duravano 10 minuti. Forse. Ma le

LE DOMENICHE AL ''CINE''.


Spapa e ranzato  sul divano, un languorino ti convince fino all'inconfutabile conferma, che l'attrazione dei corpi e' una legge fisica ponderabile. L'attrazione per il  frigorifero ha il sopravvento. Altre volte la pisciatina post birrozza ti obbliga a stoppare la visione del Divx, Dvd, Sky sa il caxxo quale o Vhs per i piu' Flinstones.  Alzarsi a espletare il bisogno improvviso diventa impossibile da gestire. Una volta non era cosi'.
Una volta se non seguivi di un fiato la visione, dovevi aspettare che venisse replicato il programma mesi dopo. Il giorno dopo, se si parlava proprio di quel frammento che ti sei perso eri escluso dalla discussione. Una volta due canali bastavano per socializzare, perche' il giorno dopo a scuola, tutti si

RICORDO DEL ''GINO'' MARCHIORETTO.


Non e' stato un dentista amabile ed originale, ne un ciclista che ti rimetteva in sella ai tuoi sogni di ragazzino vivace e spensierato. Ma credo che abbisogni dargli atto, di aver sopperito a mancanze di aggregazione per un trentennio e piu', in ambiti in cui, erano forse altri organi del paese, che avrebbero dovuto proporsi e darsi da fare per la crescita e la trasmissione di valori a generazioni emergenti. Un solo Gino con la G maiuscola e' conosciuto a Cunardo. E forse e' ora di rendergli merito. Il mio primo approccio con lui fu nel 1976. Mi fermo' con la sua 500 blu scura scura e mi disse. Quest'anno alleno gli allievi. Vuoi venire a giocare? Io ero in parola con il Luino. Gli dissi la verita'. "Le do una risposta a breve." Tutto l'ambaradan sfumo' per motivi che non sto' a raccontare. Lo fermai alla successiva

''RA NOSTA FESTA'' E LE PELOTE DI SEGATURA.


Sono cresciuto che era ancora ben distinguibile il solco tra figli di sciuri e figli di operai. Per i secondi, un solo appuntamento all'anno per rinnovare il guardaroba giocattoli, il Natale. E dovevi farli durare per tutto l'anno seguente. Per il resto erano la fantasia, l'immaginazione e l'aria aperta, i modi piu'consueti per riempire le giornate. (Finche' un giorno mi innamorai di un pallone.) La festa del paese era come un autogrill a Ottobre, su un tragitto di km temporali, a cui sostare prima dell'arrivo della Nativita' e facendo uno strappo alla regola potevi sperare in un giocattolo. La festa del paese di Cunardo, coincide con la festa della Madonna del Rosario. Fu l'occasione che diede nome a mia sorella Rosaria, che nacque proprio quel giorno, un 2 ottobre di "troppo pochi" anni fa. Tutto avviene nel contesto e

IL PARCO GIOCHI.


Credo che le scuole siano lo spazio che ha visto succedersi piu'generazioni di Cunardesi in assoluto, per dovere di frequenza soprattutto, ma che il Parco giochi, o parchetto o Parco delle Rimembranze, sia lo spazio che a Cunardo ne possa insidiae il primato. Personalmente e' stato un punto di incontro e di ricreazione gratutito per almeno 35 anni della mia vita. Ho visto passare generazioni precedenti la mia e le successive, fino ai primi anni del 21esimo secolo. Il primo impatto fu verso la fine degli anni sessanta con le prime contestazioni ed emancipazioni vissute di riflesso, essendo solo poveri provinciali. Ero presente il giorno che affissero dei cartelli arancioni agli alberi con la scritta.." E' vietato l'utilizzo dei giochi a persone sopra i 13 anni" Mi contai qualche dito della mano e dissi." Figo, per qualche anno

I BAGNI NELLA RUNGIA.


Ho visto il mare per la prima volta a 13 anni. Dall'autostrada. Accompagnavo il mio ex cognato in una visita parenti al paesello, con la promessa che di li' ad una settimana si sarebbe fatto una capatina, presso una sua sorella che ci abitava dirimpetto. Che ci abitasse dirimpetto era vero, ma troppo occupato a giocare a carte e a morra coi compagnucci ante esodo al Nord, il mare lo rividi sempre dall'autostrada pure nel viaggio di ritorno. Fino a quel momento le masse d'acqua piu' imponenti che avevo visto erano il Lago Maggiore, nelle domeniche che ci si recava a Luino e una volta scesi al capolinea, situato proprio davanti al lago, ci recavamo a piedi in fila indiana, presso mia zia Rina che abita a Creva. Quindi il lago di Ghirla, intravisto in qualche capatina a Varese sempre in pulmann ma mai coperto e infine la vasca da bagno i sabati pomeriggio, in occasione del bagno settimanale, perche' il giorno dopo dovevi mettere i panni della domenica. Si usava cosi'. A volte ci ripenso e immagino sei

TEMPO DI CASTAGNE.


Crescere a Cunardo e non farsi attrarre dalle ampie zone di bosco che fanno parte del nostro territorio non era da vero ragazzino cunardese. Luoghi di immaginarie avventure e fantasie, di esplorazioni, di capanne sempre in costruzione e dopo ogni temporale, abbandonate a se stesse. Il bosco e' sempre stato per noi luogo di liberta', di simbiosi con la natura e di rinnovate scoperte di qualcosa di sempre diverso. E diciamocelo pure, non eravamo a tiro dei nostri genitori per cui si faceva cio' che piu' ci sconfinferava. Io non sono mai stato un "fungiatt" e me ne vergogno. A parte la raccolta dei "Ciuditt" con mio padre in zona Tenda, sono andato per funghi solamente una volta. Mi porto' con se la Egloge. Grande conoscitrice di posti e appassionata fungaiola. Avro' avuto 12 anni. Partimmo col buio. Per me

IL TIRO A VOLO E LA CACCIA AI PIATTELLI INTATTI.


Non avevo mai lavorato con Claudio. Lui e' di Maccagno, forse qualche anno piu' annoso di me. Mi e' toccato per scelte d'azienda. Dopo un po' mi dice. "Ti te set da Cunard.? Io.."Seee.'' "Vacca Mxxxxxx, quante gare di tiro al volo che ho fatto su al poligono di Cunardo." e mi enuncia una serie di persone a me famigliari che anche per lui sono bagaglio di ricordi. Urka. Il "Tiro.'' Gra, come hai potuto aspettare cosi' tanto? Una mattina di qualche settimana fa, approfittando di una delle regolari notti insonni che appena albeggia mi mettono addosso quel bisogno di zampettare in giro, prima che il sole si alzi e il paese si desti, prendo e mi incammino verso il "Tiro al piattello." Scelgo la strada che facevamo da

CUSCRITT E SALAMITT.


Mi ricordo che scappai a casa spaventato. Avevo incontrato dei personaggi vocianti, in paese, con delle strane girelle di legno, che a ritmo assurdo li accompagnavano stridenti. Tutti neri in viso, quasi come fossero spazzacamini. Qualcuno sotto le mentite spoglie mi era parso un viso famigliare, ma troppo spaventato, mica stetti li' ad aspettare che mi si accendesse la lampadina. A casa mi sentii al sicuro. Pochi istanti dopo sento bussare alla porta. Cacchio !!! Cosi' dicevo a quell'eta'. Poi mi sono adeguato. " Allora mi hanno inseguito, vogliono proprio me.'' Alcune di quelle losche figure stavano per entrare in casa mia. Poi, ecco che salta fuori mia mamma.."Toh...ghe chi i cuscritt.." e con un cartoccio, con

IL CARNEVALE CUNARDESE.


Carnevale a Cunardo, rappresentava per noi ragazzini, la possibilta' di scorazzare per qualche giorno, cammuffati e truccati sotto mentite spoglie, impersonando gli eroi della nostra fantasia. Erano ancora lungi i tempi della schiuma da barba e degli inseguimenti con le le stelle filanti spray. Ancora Halloween con la sua consumistica imposizione, non aveva ottenebrato le menti di genitori e bambini, che pur di essere alla moda, gli insegnavano a pronunciare " Dolcetto o scherzetto.." e li sparpagliavano di notte, per le case del paese, come tanti spiritelli annoiati e scassaballe. Prima Il massimo del trasgressivo erano la polvere prurigginosa, la polvere per sternutire e le mitiche.... fialette puzzolentiiiiii....detto alla Fantozzi. Il top del genio artificieri erano le miccette colorate e al massimo i

L'ORRIDO.


Per come lo sentii descrivere nei racconti delle mie sorelle quando ero piccolo, l'Orrido di Cunardo me lo immaginavo come un labirinto di grotte, sempre piu' addentranti verso un sottosuolo buio, freddo e abitato da forme viventi deformi o mutate. Nei loro racconti sembrava avessero vissuto un'esperienza avventurosa oltreche' audace. La stessa parola Orrido poi, secondo l'etimologia italica sta a definire qualcosa di spaventevole, che suscita orrore. In seguito, ci portarono negli anni seguenti, anche le mie

IL CAMPETTO ''TALAMONA''.


Ho giocato per 30 anni a calcio. E' sempre stata la mia piu' grande passione e il mezzo che mi ha dato modo di vincere anche una certa mancanza di autostima che mi attanagliava negli anni della mia adolescenza e gioventu'.
Non ho mai accampato responsabilita', ne pretese, per la mancanza di strutture associative o sportive nel mio paese, per integrarsi, giocare e condividere momenti di gruppo. Quelle arriveranno dopo, anche troppe e spesso col tempo, inutilizzate o in progressivo abbandono, quando la generazione della Play comincio' a preferire il tepore e il riparo casalingo, ad una sano pomeriggio all'aperto, nel fango, al

IL BEPI.


Il Bepi non lo troverete sul libro pubblicato qualche tempo fa, tra le persone illustri che hanno dato smalto al paese. Non c'e'. Forse non c'erano i requisiti per entrare nel Gotha dei Cunardesi da ricordare. Beh allora lo ricordo io. Forse per molti era solo ''il Ciclista'' o ''Quel ca 'giustava i biciclett''. Ma a Cunardo intanto, il Ciclista c'era. Negli altri paesi no.  Il Bepi non era solo ''il Ciclista'', quello per cui gli ultimi Cunardesi sopravissuti, lo ricordano. Si, ci faceva scorazzare per le vie del paese con le bici. Pit Stop...bucato...freno rotto...riparazione e via...Il Bepi e' stato anche rappresentante di una categoria di Cunardesi eroi, patrioti, inconsciamente ingenui e strappati alle famiglie senza la certezza di un

mercoledì 25 aprile 2018

IL PALIO DEI RIONI.


La totale mancanza di punti ricreativi fino ai primi anni 80, se si eccettua il parco giochi,  fu sicuramente uno stimolo all'improvvisazione. La mia generazione creava dal nulla alternative di balocco, senza accampare responsabilita' ad organi amministrativi. Ci si arrangiava insomma. Non per questo ci sentivamo annoiati  o motivati a condannare il mondo, per la nostra poca voglia di sbatterci.

LADRI DI FRUTTA E...DI ''PAPPACIUCCA''.


Lo so, non e' una prerogativa necessariamente di un Cunardese Doc. Ma era una obbligata tappa di una generazione Cunardese, che non craccava giochi o scaricava film piratati, emuli della banda bassotti, per credersi trasgressivi. Conoscevamo a memoria ogni tipo di albero da frutto e dove andare a fornirci secondo la stagione e la pericolosita'. Mele, pere, uva, pannocchie, prugne albicocche e ciliegie. Ho zanzato di tutto. Ci si addestrava a saltare dall'albero e sparire tra l'erba alta, in due balzi,altro che Isis, La nostra testa era un Tom Tom con la cartina di tutti i possibili bersagli arboricoli nel circondario.

QUANDO A CUNARDO NEVICAVA DAVVERO.


Primi di marzo...ed e' nevicato. La neve e' bella fino a che non hai la patente, poi se non hai un posto macchina o un garage diventa un grandissimo sbattimento. Una ricerca esasperante di un riparo da ruspe e uno stabile posto dove stazionare finche' non cessa. La viabilita' ormai a Cunardo e congestionata. Macchine parcheggiate ovunque, in tripla fila, una sopra l'altra in altezza...Tutti i parcheggi pubblici furbescamente piazzati nei pressi di discese. Ormai quando nevica non c'e neppure piu' lo spazio per poter circolare e rendere viabili le strade..La desertificazione del centro del paese, con progressivo spostamento della vita quotidiana sulla provinciale poi ha fatto il resto. Voglio pensarla

IL CONCERTO DI VAN DE SFROOS E IL SAN MARTINO.


 " E scùlta i spiriti e scùlta i fulètt
che ranpèghen söel müür e sòlten föe di cassètt
g'hann söe i vestii de quand sèri penènn
i ne vànn e i ne vègnen cun't el büceer del vènn... "
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Potrebbe essere stata la prima volta che percorrevo la via Rossini fino al campo sportivo, per un motivo che non fosse inerente al pallone. Felice come un bambino che va al circo, con in mano il suo biglietto per sognare, mi unisco alle altre persone, che piano piano, abbondantemente in anticipo, da tutte le strade del paese, fanno processione mormorante fino ai cancelli del terreno di gioco. Nella stessa sera avrei potuto unire i miei tre amori, per la musica, il calcio e il San Martino...Quella sera a Cunardo suonava il Davide Bernasconi da Monza in Van de Sfroos. Il cantastorie del nostro territorio. Una sola ragione univa e aveva richiamato probabilmente la maggior parte dei presenti. Il dialetto. Da chi si

LE FESTE NATALIZIE.


Da ragazzino a Cunardo il Natale era inteso come vacanza scolastica, rinnovo del guardaroba giocattoli, albero di Natale o presepe, pranzo fuori dagli schemi e Messa di mezzanotte. A Cunardo la giurisdizione della consegna dei giocattoli era di Gesu' Bambino. Punto. A Santo Stefano gli amici curiosi del Bepi ti chiedevano.''Se ta' purta' 'l Bambin? ''. Nessun Babbo panzuto, con naso rosso e giacca in tinta con i colori della Coca Cola. Allora Carosello era di pura marca italica, pochi reclames di provenienza straniera ti deviavano la mente. Io ero in rapporti tesi con il Bambino. Io scrivevo ''la letterina'' e lui mi portava quello che pareva a lui. Un bambino che mi regalava qualcosa non era credibile. Se a un mio coetaneo ci chiedevo una cicca..''Me ne dai una.?''....''Noooo!!!!''. Figurati se gli chiedevo dei giocattoli. Un poveraccio nato in una mangiatoia poi ?! Simpatizzavo piu' per la Befana.

LA VECCHIA SEDE DEGLI ALPINI.


Adoro l'autunno e l'inverno...Vivrei tutto l'anno di autunno e di inverno. Adoro soprattutto pensare agli autunni e gli inverni vissuti da ragazzo nel mio paese. Diversi da quelli attuali. I boschi si coloravano e diventavano luogo di passeggiate e di escursioni nella natura. Senza piste ciclabili.  Motivo di contatto con il selvatico e il rustico. Gli inverni bianchi di nevicate erano magia e gioia, questo finche' non fai la patente. Il centro del paese era vivace e pulsava di vita e fino all'imbrunire le luci delle botteghe e dei negozi davano ancora calore e la gente transitava fino alla chiusura per le ultime commissioni, tra chiacchiere e incontri inaspettati. I bar erano l'ultimo avamposto dove raccogliersi anche dopo cena, prima che Cunardo si mettesse a dormire. Ma i miei ricordi piu' suggestivi vanno alle domeniche di

RICORDI DI GIORNI DI SCUOLA. (Elementari)


Finita col pongo e le sdraiette verdi del riposino pomeridiano dell'asilo...Si va a scuola.
Ricordo bene il mio primo giorno di scuola. La vestizione con il grembiulino azzurro comprato dal Meroni e il fiocco al collo. Il fascino della divisa insomma. La Rosi lo aveva nero, una delle ultime. Era in terza media. Eravamo tutti uguali cosi'. Figli e figli di sciuri. C'era ancora una certa distinzione in quegli anni. Portero' per quattro anni quel grembiule. Scampanato, quasi come un gonnellino. Poi in quinta la blusetta, corta, aderente, senza fiocco. Piu' figo insomma, piu' selvaggio. Agghindato simil

RICORDI DI GIORNI DI SCUOLA. (Medie)


Spesso esco per tornare al lavoro in coincidenza con l'uscita dalle scuole degli scolari delle medie. Presumo siano le medie. Sono talmente piccini a volte, sotto quegli zaini voluminosi, che non mi riconosco alla loro eta'. Piu' sono secchioni e piu' sono piccoli e piu' sono piccoli e piu' lo zaino e' voluminoso. Varcare la  soglia delle medie era significativo. Per molti erano gli ultimi tre anni per giocare, divertirsi e avere distrazioni fuorvianti dalle responsabilita' che ti avrebbero a poco a poco assorbito con il crescere. Non e' un vanto, ma era un processo di crescita impossibile da evitare. La

IL VALECC.


Prefazione.
Da che c'e la Vecchia Cunardo, spesso,  la sera, quando rientro dal lavoro, ho difficolta' a trovare parcheggio adiacente il Parco Giroldi, in Piazza IV Novembre. All'inizio sbotto...poi Cristo un po'...ma felice e volentieri transito fino al parcheggio della Forestale o alle scuole. Mai parcheggerei di fronte al Monumento dei caduti o in Piazza IV Novembre. Ci sono i cartelli. E' un genetico rispetto per il mio paese per i suoi simboli e per coloro che hanno sacrificato il loro futuro per valori, effettivamente, oggi

RITORNO A NOSAVALLE.


Sono stato un ragazzino Cunardese fortunato. Sono cresciuto senza PS, senza videogiochi e senza cedere alla pigrizia dettata dai conforts casalinghi. Tutto ciò ha accuito la mia voglia di scoprire, di esplorare, di conoscere e fantasticare in prima persona. E non virtualmente. Il Pc mi ha fatto paura fino al 2003. Mi conosco. Sapevo che se lo avessi incrociato mi avrebbe coinvolto e dopo avermi fatto credere di averlo domato, si sarebbe divertito a muovere i miei fili. Sono stato fortunato che in classe con me nelle medie ho incontrato un Virgilio che mi ha introdotto nel magico mondo di Nosavalle. (Nösavall ...la valle dei Noci..) Quanti ormai sanno cosa e'?... E dove é? Forse neppure 100 cunardesi. Villaggio Milano o Quartiere Milano. Zona residenziale e di Vips del paese, anni 60. Dallara e

QUANDO CUNARDO AVEVA UN DERBY.

Forse lo ricordano in pochissimi ma ci fu un periodo in cui Cunardo visse la rivalita' di due societa' calcistiche sorte da una scissione del FC Cunardo nel principio degli anni 80. L'FC Cunardo fu fondato nel 1974, sulla scia del Mondiale appena concluso, calamitando la passione di strada di decine di Cunardesi, che trovarono sbocco alla loro adrenalina sportiva, aderendo alla prima societa' affiliata alla FIGC. Presidente, il Cuche. Il Giuseppe, il papa' di Massimo e Mario Adreani. Non essendoci impianti

LA CUNARDO DEI BAR ( Parte prima)


PREFAZIONE
Una foto cattura più likes di uno scritto si sa, anche se fa cagare. Immediata, senza perdite di tempo. O piace o te la fai piacere pur di mettere un like. Questo argomento avrebbe richiesto 10 volte altrettante righe ma lo avrebbero letto in pochi. Chi é di Cunardo, sa di che parlo e ciò che ho tralasciato lo ha nei cassetti della memoria. Chi non lo é dia fondo alla fantasia.

La vita associativa di Cunardo, per anni e' stata affidata ai Bar, le bettolette, le osterie come le chiamavano i nostri anziani che non ne saltavano una puntata, soprattutto nelle Via Crucis della domenica. Checche' se ne dica, erano dei veri e propri oratori per adulti, delle vere e proprie famiglie